Lella                   Diario di una maestra


Quando Claudio Cavalli ci ha proposto questa esperienza con un fotografo così importante, ci ha presentato Guido  Guidi come un grande artista internazionale di poche parole, dal quale imparare cogliendo ogni suo gesto, ogni sua sillaba.
I bambini, prima di incontrarlo, erano molto ansiosi, molto eccitati e nello stesso tempo molto intimoriti dall’alone di importanza che avvolgeva questo artista e la sua arte, la fotografia, così poco vissuta e frequentata dai bambini come arte.
Dal canto suo, penso che Guido nutrisse gli stessi dubbi, gli stessi timori per dover avere la propria strada attraversata, forse per la prima volta, da una classe di bambini di questa età, tanto che al primo incontro è venuto accompagnato da tutta una troupe di persone che lo aiutassero ad interagire con i bambini.
Io   ho visto un po’ questa    situazione    come l’ incontro tra due mondi lontani, l’uno alla conquista dell’ altro.
Appena arrivato, i bambini sono stati impressionati da tutte queste persone ed incuriositi dalle attrezzature che Guido aveva portato: una enorme macchina fotografica, una stampante per sviluppare immediatamente le foto........e tutti spintonavano per riuscire a stare davanti, vicino a lui, non trovando però uno dei soliti modi di dover stare attenti, di comprendere.
Per tanto, osservando la mia classe insieme a Guido, mi sembrava di vedere tante navicelle spaziali che volano attorno ad un nuovo pianeta, dai gesti tranquilli e dalla voce flebile, tutto da scoprire, per poi tornare ad orbitare attorno all’astronave-madre anzi astronave-maestra per procurarsi gli strumenti necessari per capire.
Ecco allora i bambini rivolgersi naturalmente a me e chiedermi spiegazioni: “Perché fa così? ..........Cos’ha detto?......... Io non ho visto, non ho sentito..........”, a quel punto la mia mediazione è stata semplicemente quella di sollecitare i bambini a rivolgersi direttamente a Guido, senza timori.
Dopo questo primo momento in cui l’artista e i bambini si studiavano a vicenda, Guido è partito alla conquista di questa terra sconosciuta: il pianeta bambino.
Il primo successo, apprezzamento, è stato quando Guido ha scelto una bambina della classe per ritrarla, tutti si sono fermati ad osservare l’evento, è sceso un silenzio religioso e qui i bambini si sono resi conto che per fare bene le cose ci vuole tempo, (Guido impiega diversi minuti per preparare lo scatto), hanno imparato che all’interno della frenesia quotidiana del “ mordi e fuggi ” bisogna ritagliarsi un’oasi temporale di calma, pazienza, concentrazione per ottenere un buon risultato, se non un’opera d’arte.
Ma è stato soprattutto al termine di queste due ore passate a seguire l’ artista intorno alla scuola che i bambini si sono entusiasmati, quando Guido si è seduto ad altezza dei bambini e si è reso disponibile a rispondere a qualsiasi domanda sulla sua infanzia, sul suo percorso, regalandoci così, degli aneddoti, delle pillole della sua vita di artista e non.
E quando una bambina gli ha chiesto:” Qual è,   per te,   la tua foto più bella?    “  Guido ha risposto:     “ La prossima “.
A questa risposta i bambini hanno sorriso, hanno capito............e quando, i giorni dopo ne abbiamo riparlato mi hanno detto: “ Si sente che Guido ama davvero molto il suo lavoro! “
La conquista del mondo-bambino era compiuta!!!
I 15 giorni intercorsi fra il primo e il secondo incontro non passavano mai, i bambini con tanta impazienza mi chiedevano: “ Quando viene Guido?.........Cosa ci farà fare Guido? “, non era più l’ artista, l’autore, era Guido per tutti.
E quando è arrivato e li  ha portati in giro per i vicoli ed i cortili del quartiere, ho visto da subito che anche i bambini erano partiti, lancia in resta, alla conquista del pianeta Guidi.
Per loro non era più un illustre esperto, ma un compagno di giochi, un compagno di viaggio dal quale assorbire e al quale dare.
Mentre ci spostavamo da una via all’altra Guido mi ha detto:” I bambini ti succhiano tanta energia ma te ne restituiscono ancora di più! “.
Ed è stato proprio così, io osservavo i miei  piccoli artisti ricercare l’inquadratura giusta, il particolare migliore per poi correre a mostrare la foto a Guido, il quale senza filtri, diceva: “ Sì, mi piace...........No, non mi piace, dovresti fare così.....”.
E queste spiegazioni date al singolo sono diventate un passaparola, “A me ha detto così.....A me così....”, socializzando le informazioni, le esperienze in modo semplice, naturale ed efficace.
Un grande esempio di quanto stessero arricchendosi è stato quando Guido ha spiegato che nelle sue foto lui cerca sempre di fare dei paragoni. Qualcuno dei bambini è venuto  a chiedermi: “ Il paragone è come la similitudine, la metafora che abbiamo studiato con te? “ Ed io: “ Certo! “ e loro:“ Ma allora fare una fotografia è un po’ come scrivere una poesia! “ 
E qui la soddisfazione totale, il sorriso fino alle orecchie della maestra!
Il culmine di questo gioco, di questo intreccio di energie, di questa “ contaminazione” è stato quando Guido e i bambini si sono scambiati le macchine fotografiche.
Lui ha mostrato, spiegato, fatto toccare la sua e poi ha preso la macchina di alcuni bambini e ha fotografato lo stesso angolo, lo stesso particolare appena ritratto da loro, chiedendo però come si usasse, perché lui non è molto pratico di macchine digitali!!!
Ed ecco allora i bambini insegnare al nuovo compagno: “Guarda Guido, devi fare così, si accende di qui, si scatta di qui. “
La mansione che ho scelto di ritagliarmi in questo secondo incontro di facilitare l’integrazione fra l’adulto e la classe, ma ho assunto il ruolo di vigile urbano vero e proprio, con il compito di salvaguardare i 19 bambini, 18 alunni + Guido, che fotografavano, tranquilli e non curanti, in mezzo alle vie, dalle, per fortuna, poche auto che passavano!
            Concludo ringraziando Guidi Guidi, Claudio Cavalli e il Comune di Cesena che hanno reso possibile tutto ciò e ribadisco la positività di questa   esperienza,  auspicando che   progetti come questo    continuino a  
“ contaminare “ il mondo scolastico tradizionale.
Un piccolo grande seme è stato piantato in questi bambini  e, stiamone certi, darà grossi frutti.