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Rettangolo arrotondato: CRONO O SATURNO
CRONO (Grecia) Signore dell'universo durante l'Età dell'Oro, uno dei sei titani maschi, ultimo figlio di Urano e Gea. I primi figli dei suoi genitori furono gli ecatonchiri, mostri con cento mani e cinquanta teste, che Urano aveva rinchiuso in un luogo segreto. Per salvarli, Gea chiese aiuto ad altri suoi figli: soltanto Crono accettò la sfida, evirò Urano e ne prese il posto nei cieli. Crono sposò la propria sorella, Rea, e generò con lei sei delle dodici divinità dell'Olimpo. Essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli l'avrebbe spodestato, Crono divorò i primi cinque appena nati. Ma il sesto figlio, Zeus, venne sostituito da Rea con una pietra avvolta in fasce. Zeus fu nascosto a Creta, e quando diventò adulto con l'aiuto di Gea costrinse Crono a rigettare i cinque figli e la pietra, che fu poi portata a Delfi. Liberati gli ecatonchiri e i ciclopi dalla prigione in cui li aveva rinchiusi Crono, con il loro aiuto e con quello delle sue cinque sorelle e dei titani, Zeus intraprese una guerra contro il padre. Crono e i titani furono confinati nel Tartaro, una grotta nella parte più profonda del mondo sotterraneo. 
SATURNO (Roma) Antico dio dell'agricoltura. Nelle leggende più tarde fu identificato con il dio greco Crono, che, spodestato dal figlio Zeus (per i romani, Giove), fuggì in Italia, dove regnò nell'Età dell'Oro, epoca di perfetta pace e felicità. Durante i Saturnali, una festa che iniziava il 17 dicembre di ogni anno e durava sette giorni, veniva ripristinata una sorta di Età dell'Oro, in cui tutte le attività erano sospese e le esecuzioni e le operazioni militari rinviate; inoltre, era accordata la libertà agli schiavi, che sedevano a tavola al posto d'onore ed erano serviti dai loro padroni.
Saturno era lo sposo di Opi, dea dell'abbondanza. Tra i figli di Saturno c'erano, oltre a Giove, re degli dei, Giunone, dea del matrimonio; Nettuno, dio del mare; Plutone, dio dei morti; Cerere, dea del grano. Nelle raffigurazioni artistiche, Saturno di solito compare con la barba, reggendo una falce o una spiga di grano.